I sette peccati capitali, anche conosciuti come vizi capitali, sono una classificazione di vizi usata fin dai primi tempi del cristianesimo per istruire e proteggere l'umanità dalle inclinazioni al male. Non sono peccati in quanto tali, ma piuttosto la fonte o la radice di altri peccati. La loro individuazione e definizione è variata nel tempo, ma la formulazione più comune è quella di Gregorio Magno.
Ecco i sette peccati capitali e una breve descrizione di ciascuno:
Superbia: Eccessivo amore di sé, presunzione, arroganza e desiderio di essere superiori agli altri. È considerata la madre di tutti i vizi.
Avarizia: Eccessivo desiderio di ricchezza e beni materiali. Include anche l'avidità e la riluttanza a condividere con gli altri.
Lussuria: Eccessivo desiderio di piaceri sessuali. Include pensieri impuri e azioni immorali.
Invidia: Tristezza o risentimento per il bene altrui, accompagnato dal desiderio di possedere quel bene o di vederlo perso dall'altro.
Gola: Eccessivo consumo di cibo e bevande. Include anche il desiderio di cibi costosi o prelibati e la mancanza di moderazione.
Ira: Sentimento di rabbia incontrollata, furia e desiderio di vendetta. Include anche irritabilità e impazienza.
Accidia: Pigrizia spirituale, mancanza di impegno verso Dio e verso il bene. Include anche la negligenza dei propri doveri e la mancanza di entusiasmo per la vita.
È importante notare che questa lista non è esaustiva e che ci sono diverse interpretazioni dei peccati capitali. Tuttavia, fornisce un quadro generale dei vizi considerati più gravi dalla tradizione cristiana.